di Giancristiano Desiderio
A Montesarchio la vita scorre come sempre, tra il sonno e la veglia. Ma sul Taburno c’è un cadavere carbonizzato in un’auto incendiata – Fiat Punto bianca – che non fa dormire più di una persona, forse. Due giorni fa i familiari di Valentino Improta ne hanno denunciato la improvvisa scomparsa: dal 2 maggio sera di lui nessuna notizia. Il 4 mattina, dopo un giorno di ricerche, la macabra scoperta: l’auto è intestata alla madre del ventiseienne e il corpo carbonizzato sembra essere quello di un giovane uomo. E’ Valentino Improta? Lo dirà l’esame del Dna e l’autopsia dovrà dire quali sono le cause della morte. Tuttavia, altre cose sono note e lasciano intravedere il peggio.
Il 10 aprile a Montesarchio, in via Pennino, ci fu una rapina finita male, malissimo. Giovanni Parente era a casa con la sorella e, vecchio di 83 anni, dovette affrontare il ladro o i ladri: fu malmenato, pestato e quindici giorni dopo morì a Benevento in un letto di ospedale, il Rummo. Indagando su questi fatti di ordinaria violenza caudina – perché in Valle caudina, purtroppo, le rapine nelle case sono diventate quasi un’abitudine, si ricorderà qualche anno fa la rapina ad Airola nel cuore della notte a casa di Mino Izzo, senatore di Forza Italia, anche lui pestato dai delinquenti – il sostituto procuratore Assunta Tillo aveva inviato al giovane Valentino Improta un avviso di garanzia.
Il lettore avrà già capito che in questo puzzle, dalle tessere ancora mancanti, è tutta una questione di nessi: la morte di Giovanni Parente il 25 aprile è stata causata dalle violenze subite il 10 aprile? E se il cadavere carbonizzato rinvenuto nei boschi del Taburno, nel territorio di Cautano, dovesse essere quello di Valentino Improta, è possibile immaginare che la sua misteriosa morte sia collegata all’avviso di garanzia che ne ipotizzava il coinvolgimento nella rapina del 10 aprile degenerata, forse, fino all’omicidio preterintenzionale?
A Montesarchio e nella Valle caudina la vita trascorre come sempre, tra il sonno e la veglia. Ma qualcuno dorme troppo e qualche altro è sempre sveglio. Da qualche anno la violenza ha preso di mira le abitazioni civili e le famiglie che di fatto non sono al sicuro tra le quattro mura di casa. L’area della Valle caudina e della Valle telesina, con quella convalle che è rappresentata dal tufo e dal travertino di Sant’Agata dei Goti e la sua vasta campagna, è visitata da un’azione continua di rapina e di saccheggio che ora finisce in uno spavento, ora in un furto e se ancora non c’è scappato il morto lo si deve più al caso che alla necessità. Le valli caudina e telesina sono più esposte alle rapine, ai furti, alle truffe di quanto non lo sia il capoluogo Benevento. E’ un’area scappata di mano e che è stata chiaramente individuata come esposta al saccheggio. Come esposta al saccheggio è anche una gioventù forte della sua debolezza o della sua presunta immortalità. I nostri paesi – i paesi miei, i paesi tuoi come diceva Pavese – non riescono più a difendersi moralmente, semmai lo abbiano saputo fare. Può non piacere ma è la realtà. E quel cadavere carbonizzato sul Taburno, nelle cui selve un tempo remoto ma non ignoto si rifugiavano Cipriano e Giona La Gala, ci racconta una storia che inquieta ma non vogliamo sentire e respingiamo lontano lontano come se non fosse nostra ma nella quale tutti, ricchi e poveri, difesi e indifesi, ci potremmo ritrovare come a casa nostra.