(Sanniopress) – Le erbacce e le piante spontanee che ne rendevano difficoltosa la vista dallo stretto asfalto di Via Monteguardia sono state tagliate e messe via. La discarica abusiva, stracolma di rifiuti di ogni genere, che dava il benvenuto agli intrepidi visitatori a pochi passi dal vialetto di ingresso, è stata bonificata. Il “Quisisana” adesso è un altro posto, completamente diverso da quello che è stato per un tempo troppo lungo, troppo silenzioso, troppo dimenticato.
Sali su Via Monteguardia, dove in queste settimane il Comune di Benevento sta avviando dei lavori di potenziamento della rete idrica, saluti con la coda dell’occhio l’immenso panorama beneventano che si intravede sul lato destro della strada, prosegui verso il tratto pianeggiante della strada e scorgi dal lato sinistro, subito dopo l’antenna Rai, le colline del Fortore (in questo periodo, innevate), e poi ecco lui: il gigante oscuro, oggetto di mille dicerie, leggende, storie e racconti, finalmente visibile dalla strada, recintato, inaccessibile, risanato, quasi pulito. Quasi, perchè sull’architrave della porta ancora si legge la scritta “Qui si sana”, sbiadita e semi coperta dal colore di una bomboletta spray che ha trasformato quel “sana” in “tromba” e che ha aggiunto un chiaro avvertimento, “Devil’s corps”. Quasi pulito perchè il Quisisana rimane sempre un edificio malandato, abbandonato,con le pareti esterne tutte rovinate e le finestre che rimangono solo delle bocche impressionanti, nere anche in pieno giorno.
La cancellata esterna, evidentemente installata di recente, nuovissima e solida, segna il nuovo confine tra la Benevento pubblica e ciò che ora non fa più parte della Benevento privata, segreta, nascosta, tabù. I proprietari del terreno dove sorge da decenni il Quisisana hanno provveduto a rimettere tutto a posto, tutto in ordine, salvando l’edificio dagli usi e dagli abusi di cui era diventato teatro da tempo indefinito. Perchè fino a poche settimane fa al Quisisana si trombava, si abbandonavano rifiuti ingombranti e ci si andava per vedere se davvero era popolato dai fantasmi. Lui, l’edificio oscuro, che è da sempre oggetto di leggende e al centro di misteri.
Oggi lo vedi invece così com’è: isolato, distante, protetto, non più offuscato dalla vegetazione e già d’impatto più pubblico, più visibile, meno segreto e misterioso. Oggi il Quisisana ha smesso di essere il Quisisana, come un mostro messo in gabbia che all’improvviso tira fuori, dal suo animo inscrutabile, una coscienza ferita di bambino indifeso. Oggi Benevento, quella pubblica o privata che sia, si è liberata di uno dei suoi tanti (troppi) luoghi di perdizione, di degrado, di sporcizia in tutti i sensi.
Confinante con la recinzione del Quisisana, delimitata da paletti e nastro bianco e rosso, una sottile lingua di terra fresca accoglie timidamente pochi ciuffi di erba verdissima, di piante nuove pronte a crescere e germogliare. Là dove si diceva che si annidasse il male ora c’è una speranza di bellezza.