di Billy Nuzzolillo
I veleni che in queste ore si estraggono dai terreni delle campagne di Sant’Agata dei Goti, come giustamente scrive Giancristiano Desiderio, non sono una novità bensì una conferma.
Da anni infatti circolavano insistentemente voci su misteriosi interramenti. Voci parzialmente confermate nell’aprile del 2010 anche dall’operazione Falena, che portò alla luce un traffico illecito di rifiuti sversati abusivamente nelle campagne di S. Agata dei Goti, oltre che di Pomigliano d’Arco, Sant’Anastasia e Volla. Per il santagatese Giovanni Izzo scattò la misura cautelare dell’obbligo di dimora e la sua azienda, la Unitrans, fu sottoposta a sequestro preventivo assieme alla cava di località Palmentata.
Sempre Desiderio, in un altro post, ha aggiunto: “Se le istituzioni e le forze dell’ordine non si fossero voltate dall’altra parte quando i casi – visibili – di smaltimento dei rifiuti si verificavano, ora non saremmo qui a raccontare una brutta storia”.
Il problema infatti è che l’attivismo di queste ultime settimane per scoprire i possibili sversamenti illeciti di rifiuti avvenuti sul territorio sannita sono conseguenza della desecretazione del testo dell’audizione che il pentito del clan dei Casalesi, Carmine Schiavone, tenne diciassette anni fa davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo di rifiuti. In quelle pagine il cugino del famigerato Sandokan riferì più volte di Benevento e del Sannio come luoghi in cui la camorra aveva sversato per anni i rifiuti, anche tossici, provenienti dalle industrie del Nord.
Eppure sarebbe bastato rileggere gli atti (pubblici) del processo Spartacus, svoltosi dal 1998 al 2010, per avere contezza del fatto che il territorio sannita fosse stato interessato dal triste fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti. Oppure sarebbe bastato indagare più a fondo sulle numerose denunce presentate dai cittadini sanniti sulle misteriose presenze notturne di camion nelle campagne sannite, da Morcone a Cerreto Sannita, da Fragneto Monforte a Ceppaloni, per finire a Sant’Agata dei Goti che, per collocazione geografica e presenza di cave, rappresentava un luogo ideale per tombare i rifiuti nelle viscere della terra, al pari di altri buchi sotterranei disseminati sul territorio sannita.
Chi, come il sottoscritto, ha provato in questi anni a riportare all’attenzione dell’opinione pubblica (e non solo…) vicende apparentemente dimenticate, e tra l’altro oggetto di inchieste giudiziarie forse troppo frettolosamente archiviate (dai misteri delle trivellazioni petrolifere al confine dei territori di Cerreto Sannita e Morcone all’anomala impennata di morti per cancro nella zona circostante il CDR di Casalduni), è stato tacciato di allarmismo e persino avversato da molti amministratori locali.
Amministratori che, come afferma Desiderio, si preoccupano dell’immagine del paese piuttosto che della realtà delle cose, dimenticando però che l’immagine è solo un velo che nasconde momentaneamente la realtà dei fatti. E basta un niente per renderla effimera, inconsistente, inesistente.