di Antonio Medici
Sono passati oltre quattro secoli da quando Galileo Galilei iniziò le osservazioni della luna, cominciando a disvelarne il mistero, ed ancor più tempo è passato da quando, poco dopo la rivoluzione copernicana, Giordano Bruno invitò a trovare nella luna l’essenza della terra: “non più luna è cielo a noi, che noi alla luna” (La cena delle ceneri).
Non sapeva ancora il filosofo nolano, ed invero nulla o poco avrebbe rilevato al fine della sua speculazione, che, tra l’altro, la cosiddetta luce cinerea, ossia quella fioca e grigiastra luce che debolmente pare spandersi sulla parte meno luminosa della luna crescente, presentandocela quasi come fosse un disegno traslucido, altro non è che un effetto di riflessione della luce solare proveniente dalla terra, a conferma dell’ambivalenza del rapporto tra i due corpi celesti.
Sul legame tra terra e luna, in astronomia, cosmologia, agricoltura, scienza, letteratura e filosofia si potrebbe discettare a lungo ed altri lo farebbero più compiutamente di quanto le modeste conoscenze nostre, per lo più legate alla emotività dei fenomeni e alla mutevolezza d’umore, ci consenta. Se ci stiamo intrattenendo sul tema è sol perché nel settembre da poco terminato, eventi ed appuntamenti astrologici internazionali hanno costituito occasione per serate organizzate da gruppi astrofili, aperte al pubblico dei profani dall’immaginario ipersensibile e arricchite da appendici enogastronomiche.
Durante una di queste, in effetti, un ardito e gustoso abbinamento luna, vino, mortadella, fichi ha portato alla ribalta un vino il cui rimando all’universo spaziale è tutto, ma forse non solo, in un’assonanza; ASTRO, deve il suo nome al produttore, Cantine Astroni, magnifico esempio di viticoltura napoletana che esprime fuoco, terra e mare più che ad un rimando ai corpi stellari.
Sulle pendici di un cratere vulcanico, con benefico influsso marino, viene vinificata la Falanghina dei Campi Flegrei destinata ad essere spumantizzata in autoclave. La lunga rifermentazione sulle fecce ed una evidente buona qualità delle uve conferiscono a questo spumante una brillantezza che non è solo nel colore e nel perlage persistente e sottile. Il palato, stuzzicato dalle fini e diffuse bollicine nonché da una buona freschezza, si apre a cogliere sensazioni agrumate e di frutta bianca fresca, croccante, già lievemente avvertita all’olfatto. Nella versione Brut che abbiamo degustato, un contraltare morbido riequilibra le sensazioni di durezza anche del lungo richiamo minerale, quasi sulfureo, finale. L’armoniosità complessiva di questo vino, di immediata percezione, ne decreta la faciltà di beva sicché accade che al culmine del convivio astrale, nelle ottiche dai poderosi ingrandimenti puntate verso la falce bianca immersa immersa in terso blu cobalto tra mari grigi eppur abbaglianti della luna balugini il sapore del vino, quasi fosse materializzato o semplicemente evocato dalle polveri minerali di lassù. Non più luna è vino a noi, che Astro alla luna, vien irriverentemente da parafrasare.
Il pur ottimo abbinamento con la mortadella non regge, pertanto, il confronto: come spesso accade, infatti, l’accompagnamento ideale di un buon vino è con la magia di una visione, sia essa del cielo stellato, della luna, di una donna amabile, o con la carezza di una poesia, di una novella, di un racconto fiabesco.
Cantine Astroni, Napoli
www.cantineastroni.com
Astro Brut, VSQ
Fascia di prezzo – fino a € 10,00