di Giancristiano Desiderio
La repubblica degli autovelox è fondata sulle tasche degli automobilisti. Ogni comune italiano è una piccola repubblica indipendente in cui il capo dei vigili urbani svolge il doppio ruolo di ministro degli Interni e responsabile delle Finanze. Esagero. Neanche per sogno.
Il caso della strada Telese – Caianello (alla quale si deve aggiungere la cosiddetta Fondovalle Isclero) è diventato un classico esempio da manuale. La strada è lunga circa 70 km e solo 20 ricadono nella provincia beneventana. Mentre nei 50 km della provincia casertana non ci sono autovelox, nei 20 km della provincia sannita c’è l’inferno: sei autovelox in 21 km. Un autovelox ogni tre chilometri e mezzo circa. Ogni repubblica comunale ha il suo apparecchio per controllare la velocità delle automobili e multare salatamente i malcapitati che superano la folle velocità o di 60km/h o di 80 km/h: Puglianello, Castelvenere, Solopaca, Torrecuso, Ponte (senza contare, come detto, gli apparecchi posti sulla Fondovalle dove ce ne sono due con il terzo in arrivo nella zona di Dugenta). Possibile che in appena 20 km ci sia la necessità di rilevare ben sei volte – otto e tra poco nove con la Fondovalle – la velocità autostradale, mentre nei precedenti 50 km non si avverte questo bisogno? Qualcosa non va.
Il fine dell’autovelox è la sicurezza stradale. Tuttavia, l’abuso del mezzo non solo fa capire che lo scopo vero è il denaro ma capovolge anche la sicurezza in insicurezza e disservizio. L’abuso neutralizza l’uso. Il tratto beneventano della Telese – Caianello è diventato impercorribile. E’ fin troppo evidente che non ci troviamo di fronte a un sistema di controllo della velocità stradale bensì a un meccanismo che taglieggia gli automobilisti che – è bene ricordarlo – sono in gran parte padri di famiglia, lavoratori e gente che si sposta per necessità (ma se si spostasse per svago e divertimento sarebbe la stessa cosa). Il sistema di controllo della velocità stradale è palesemente fuori controllo. I sindaci piazzano l’autovelox e poi si nascondono dietro il palo, se ne lavano le mani e demandano tutto al capo dei vigili di turno il quale invece di fare il vigile crede di essere Joseph Fouché o Otello Celletti.
Ormai gli autovelox non sono più autovelox ma dogane interne, frontiere, diritti di passo. Per spostarsi da una parte all’altra della provincia e per raggiungere Benevento si paga e il passaggio da un comune all’altro è una frontiera in cui si è tassati per l’entrata e l’uscita. I comuni non amministrano ma legiferano e trasformano il comune in un marchesato, un feudo in pratica. Ogni comune si fa il proprio autovelox ( o anche più autovelox, magari fissi e mobili) e usa il territorio e la strada per raccogliere tasse extra multando i poveri automobilisti che per muoversi in automobile hanno già pagato una esosa tassa di circolazione. Se vogliono circolare devono pagare una tassa ma se circolano ne pagano altre. Insomma, il danno e la beffa, cornuti e mazziati. E senza via di uscita nel vero senso della parola: la strada è priva di alternative praticabili e così gli autovelox sono come gli antichi briganti che attendevano i viandanti e le carrozze al varco per tendere loro l’imboscata. Almeno i briganti di un tempo rischiavano in proprio ed erano fieramente fuorilegge.
ottima analisi; l’autovelox comunale è diventato purtroppo l’equivalente moderno del balzello medioevale da pagare per attraversare il feudo; mi ricorda la celebre scena “chi siete, quanti siete, dove andate… un fiorino!” del film Non ci resta che piangere” e il povero pendolare che transita più volte al giorno davanti allo stesso autovelox magari in sovrappensiero è servito per benino…